''2001: Odissea nello Spazio'': parabola dell'uomo in immagini
























Alla fine della recensione su Stanley Kubrick, affermai che il più presto possibile, mi sarei cimentato con immenso piacere nel recensire le opere del grande regista; dunque, risulta un dovere cominciare dall' opus maximum di Kubrick, ossia 2001: Odissea nello spazio. Il film è tratto da un racconto di Arthur C. Clarke, che dopo aver collaborato alla sceneggiatura del film con Kubrick, scrisse un romanzo dall'omonimo titolo.
Innanzitutto, 2001 rappresenta indubbiamente l'apice della carriera di Kubrick, che, con questo film, rivoluzionò il genere fantascientifico, portandolo alla sua completa maturazione. Fin dall'uscita nelle sale nel 1968, 2001 divenne subito un opera idolatrata, oggetto di studio, da parte di futuri registi di film di fantascienza e fantasy, del calibro di S. Spielberg e G. Lucas: senza 2001 non sarebbero nati altri grandi capolavori come ''E.T''o ''A.I.'', nè tanto meno ''Star Wars''. Naturalmente, i successori di Kubrick furono ispirati maggiormente da ciò che immediatamente poteva meravigliare lo spettatore dell'epoca: gli effetti speciali. Ad esempio, per la prima volta, in anticipo di un anno sulla missione Apollo 11 di Neil Armstrong, veniva portata sullo schermo una rappresentazione verosimile della Luna; inoltre, venne rappresentata anche l'immagine della Terra osservata dallo spazio(anche questa non ancora effettuata nella realtà). Tutto ciò che ancora non era realmente stato scoperto, nel film veniva ricostruito partendo dalle conoscenze scientifiche possedute fino ad allora; quindi, oltre alla giusta e doverosa dose di fantasia, come afferma  G. Lucas, in 2001 ''tutto è scientificamente esatto e immaginato partendo dal possibile''. Anche le meravigliose sequenze del viaggio dell'astronave da trasporto dalla Terra alla stazione lunare di Clavius(accompagnate dalla splendida sinfonia ''Sul bel Danubio blu'' di Strauss), e quelle dell'astronave Discovery, contribuirono alla premiazione del film con l'Oscar per gli effetti speciali. Ma, per trattare di un film come 2001, risulta evidente inserire il discorso sulla rivoluzione negli effetti speciali e nel genere fantascientifico in una riflessione più ampia. Infatti, 2001 rappresenta  una delle pietre miliari dell'intera storia del cinema, per cui, limitare la trattazione al solo aspetto della fantascienza, sarebbe riduttivo per un'opera che trascende ogni genere cinematografico. Kubrick, traspose in 2001 la sua riflessione riguardo tematiche universali attraverso pure suggestioni visive; difatti, una caratteristica importante del film, è data dal fatto che ciò viene che comunicato allo spettatore, è offerto dalle sole immagini, mentre i dialoghi costituiscono appena 20 minuti della pellicola su 140 complessivi.
La trama del film, può essere sicuramente descritta come un conto alla rovescia nella storia dell'umanità; dall'inizio della Nostra vicenda su questa Terra da ominidi australopitechi, per passare ad una fase in cui l'umanità vive in un futuro tecnologico nell'anno 2001, per poi giungere all'ultima fase, in cui l'uomo supererà se stesso e la sua stessa morte, affinchè possa avere inizio la nascita di una nuova umanità.All'inizio del film, seguiamo le vicende di un gruppo di australopitechi, che, risvegliatisi all'alba di un nuovo giorno, vengono attratti da un misterioso monolito nero, che sembra accendere negli ominidi il lume dell'intelligenza. Infatti, gli ominidi di questo gruppo, arriveranno a comprendere che grazie all'uso di oggetti esterni(come le ossa di animali morti), usati come prolungamenti delle braccia, potranno sopraffare i loro nemici. Il gruppo armato di ossi avrà la meglio su un altro gruppo che ne è sprovvisto, durante uno scontro per il possesso di una pozza d'acqua. Improvvisamente, mentre l'osso lanciato verso il cielo da uno degli ominidi gira su se stesso, la scena muta del tutto, e, con un balzo temporale di milioni di anni, si assiste alla visione dello spazio colonizzato dall'uomo nell'anno 2001. In questo contesto, il dottor Floyd viene mandato dal governo U.S.A. sulla base lunare di Clavius, per informarsi sulla scoperta, nel sottosuolo del satellite, di un monolito nero( lo stesso ritrovato dagli ominidi milioni di anni prima), che proverebbe l'esistenza di una forma di vita aliena. Il dottor Floyd e gli altri scienziati rilevano che il monolito emette un fortissimo segnale radio verso il pianeta Giove, e pertanto, viene deciso di mandare un'astronave in missione verso il pianeta. Ed ecco che, 18 mesi dopo, l'astronave Discovery al comando dell'astronauta David Bowman, seguito da Frank Poole e altri tre uomini ibernati, parte per il viaggio spaziale. La Discovery è governata e controllata da un' intelligenza artificiale, il super-computer HAL 9000, programmato per essere ''a prova di errore'' e assolutamente ''infallibile'', come egli stesso ribadisce più volte; inoltre, HAL è l'unico ''membro'' dell'equipaggio ad essere a conoscenza dello scopo della missione. Ma, a seguito di un errore di HAL nel credere che ci sia un guasto nel dispositivo per le comunicazioni, Bowman e Poole prenderanno segretamente la decisione di disattivare HAL. In realtà, HAL aveva decifrato dal movimento delle labbra ciò che i due uomini si erano detti, e uccide Frank strappandogli il tubo dell'ossigeno. Dopo aver provocato la morte degli altri tre astronauti ibernati, HAL tenterà di far morire anche David lasciandolo fuori dalla nave. David riuscirà a rientrare nella nave e disattiverà HAL; appena il computer viene disattivato, si materializza un video-messaggio del dottor Floyd, che spiega qual è la scopo della missione. Così, Bowman intraprende un viaggio nello spazio che lo porterà verso Giove e ''oltre l'infinito''. Dopo un viaggio quasi allucinante, Bowman si ritrova anziano in una stanza dall' aspetto settecentesco al di fuori del tempo e dello spazio, in cui in ogni momento che passa diventa sempre più vecchio, fino al punto in cui si ritrova a letto, in punto di morte, davanti al monolito nero. Il film si chiude con l'immagine di Bowman rinato sotto forma di ''bambino delle stelle'', Starchild, che in un attimo ritorna di fronte al pianeta Terra. 2001 è forse il film più enigmatico del XX secolo, aperto a diverse teorie  riguardo al suo significato filosofico profondo; Kubrick stesso volle mantenere quest'aura di mistero intorno al capolavoro. Resta molto accreditata la tesi secondo la quale, Kubrick volle trasporre in immagini la teoria del super-uomo di Nietzsche. Il monolito pertanto, sarebbe una metafora dei momenti di passaggio da uno stadio evolutivo all'altro attraversati dall'uomo. Dalla scimmia dell'inizio del film, all'uomo, fino a giungere al super-uomo, che dovrebbe essere portatore di nuovi valori per la rinascita dell'umanità; non per niente, Bowman rinasce sotto forma di bambino, che indica la purezza del super-uomo, libero da tutte le conoscenze, le idee, e i valori della vecchia umanità, che da questi verrà rifondata. Questa tesi rimane accreditata anche per un altro dato: il motivo principale della colonna sonora del film è la sinfonia di Strauss ''Così parlò Zarathustra'', che è anche il titolo dell'opera in cui Nietzsche espone la tesi del super-uomo. Naturalmente, il capolavoro rimane tale perchè aperto a diverse ipotesi e teorie, quindi non si pongono limiti riguardo alle riflessioni su 2001. Risulta evidente che uno dei temi importanti del film è quello dell'intelligenza artificiale: infatti,  HAL vuole sopravvivere solo per arrivare allo scopo per cui è stato programmato, oppure segue, come se avesse un'anima, il suo istinto di sopravvivenza? Al giorno d'oggi i computer non sono arrivati ai livelli immaginati in 2001, ma da anticipatore qual era, Kubrick aprì una riflessione che avrebbe creato un genere: ''A.I.'' di Spielberg e ''Matrix'' dei fratelli Wachowski sono i successori più meritevoli.  Recentemente, è stata ritrovata una copia del film con i 17 minuti eliminati nel montaggio: sarà interessante per gli appassionati vedere il capolavoro nella sua versione originaria. Bisogna soddisfare le curiosità, ma resta il fatto che il film così com'è resta un'opera completa di per sè, che non necessita di aggiunte o di un sequel( che all'epoca purtroppo ci fu). Il mistero di 2001: Odissea nello spazio vive ancora, così come la sua leggenda, e così, anche la grande lezione di cinema offerta da un grande maestro qual era Kubrick.




di Andrea Raciti

VOTO: *****




Regia: Stanley Kubrick
Sceneggiatura: Stanley Kubrick, Arthur C. Clarke
Produttore: Stanley Kubrick
Interpreti principali: Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester
Premi: Oscar per i migliori effetti speciali
Genere: Fantascienza
Anno: 1968

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Sistema di valutazione dei film recensiti nel blog

In ''THE FINAL CIAK'', nella parte conclusiva delle recensioni di ogni film, verrà inserito un giudizio finale relativo alla qualità del film, secondo un criterio di valutazione che va da un minimo di * ad un massimo di ***** (stelle). Le ''stelle''  corrispondono alle seguenti valutazioni:


* = film di scarsa qualità sotto tutti i punti di vista.
** = film decisamente mediocre, ma con qualche spunto positivo.
*** = film complessivamente discreto e abbastanza apprezzato dal pubblico.
**** = film di ottima qualità e molto apprezzato dal pubblico.
***** = capolavoro del cinema, amato da pubblico e critica.

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Il Padrino: apogeo del mafia-movie


Siamo nel 1972, anno di nascita di una leggenda, che ancora oggi è considerata una tappa necessaria e fondamentale per qualunque appassionato di cinema, o aspirante studioso di storia della mafia, o semplicemente amante di gangster-movies. ''Il Padrino'', fin dall'uscita nelle sale, divenne addirittura  una sorta di film di culto, quasi un esempio da seguire, anche per mafiosi veri e reali: infatti, il termine ''padrino'', fu utilizzato come sinonimo di ''boss'', ''capo mafia'', solo dopo l'uscita del film. Quindi, il film ha influenzato non solo la cultura cinematografica, ma ha lasciato un segno indelebile anche nella cultura sociale (sicuramente non solo mafiosa) del nostro tempo, per la cospicua quantità di comportamenti, sentenze e massime( ''un' offerta che non puoi rifiutare'' ad esempio!), ormai facenti parte della  forma mentis comune, nel bene e nel male.
Il film,diretto dall'italo-americano Francis Ford Coppola, che in seguito diresse anche gli altri due capitoli della saga, era tratto da un romanzo best-seller di Mario Puzo, il quale collaborò anche alla stesura della sceneggiatura. La trama è incentrata sulle vicende della famiglia mafiosa newyorkese ,di origini siciliane, dei Corleone, in un lasso di tempo compreso fra il 1945 e il 1951. Alla testa del clan è posto un capo carismatico, il patriarca della famiglia, chiamato da tutti, in segno d'ossequio e di rispetto, Padrino; costui è don Vito Corleone (interpretato da uno straordinario Marlon Brando). Don Corleone ha quattro figli: Fredo(John Kazale), il primogenito, è un uomo assolutamente inetto e stupido, non possiede alcuna capacità nella gestione degli affari; Sonny(James Caan) è impulsivo e dal grilletto facile, inizialmente, è considerato come il naturale successore di don Vito; Micheal(Al Pacino) invece, è colui che caratterialmente somiglia maggiormente al padre, cinico, freddo e calcolatore, all'inizio sembra non voler immischiarsi negli affari di famiglia. Infine, rimane la figlia Connie(Talia Shire), e, in aggiunta ai quattro figli naturali, il figlio adottivo, allevato dai Corleone fin dalla tenera età, Tom Hagen(Robert Duvall), che, nel contesto del clan, ricopre il ruolo di avvocato e consigliere del Padrino. Il film è divisibile in tre macro-sequenze. La prima, è una presentazione della famiglia Corleone, che ha inizio con la storica scena del matrimonio della figlia del don, Connie. In questa sequenza della pellicola, assistiamo alle varie modalità con cui il Padrino risolve le questioni di coloro che richiedono un favore. Il Padrino svolge varie funzioni a seconda del favore richiestogli: provvede a vendicare l'onore offeso, e, all'occasione, ricopre il ruolo di ''ufficio'' di collocamento e addirittura di ''agenzia matrimoniale''. Il Padrino è l'unica legge che si deve riconoscere, e a lui bisogna accostarsi con sottomissione e rispetto,e, inoltre, qualunque favore che egli rende, deve essere ricambiato: questo è il messaggio che viene mandato allo spettatore in questa prima sequenza. Nella seconda sequenza, si passa da questa situazione di stabilità per i Corleone, ad una situazione di declino e guerra fra clan, causata dal rifiuto da parte del Padrino di entrare nel business della droga con il boss Sollozzo, coadiuvato dal clan newyorkese dei Tattaglia. Sollozzo attuerà un attentato contro il Padrino, che verrà ridotto in fin di vita; Micheal proteggerà il padre in ospedale, poichè il capitano della polizia corrotto Mclusky, aveva fatto sgomberare la scorta di don Vito. In seguito, Micheal vendicherà il padre, uccidendo Sollozzo e Mclusky durante un incontro in un ristorante per trattare una tregua. Mentre Sonny e il suo capo-rione Clemenza, porteranno avanti una guerra senza tregua contro i Tattaglia, Micheal va in esilio forzato in Sicilia, dove troverà moglie, la quale resterà uccisa in un attentato destinato a lui. Intanto a New York, Sonny verrà ucciso a tradimento: infatti, provocato dall'ennesimo attacco d'ira violenta contro la sorella, attuato dal cognato Carlo in accordo con la famiglia dei Barrese,  tentando di raggiungere il cognato per punirlo, il figlio del don viene sorpreso in un casello autostradale da un gruppo armato che lo ucciderà a colpi di mitra. Così si apre l'ultima sequenza del film, riguardante la rinascita e la vendetta dei Corleone. Micheal, tornato a New York, si sposerà con la sua ex-fidanzata, che gli darà un figlio. Nel frattempo, don Vito si è ripreso, e decide di lasciare il comando a Micheal, che diviene il nuovo don. Vito Corleone morirà improvvisamente giocando con il nipotino poco tempo dopo: ma non prima di aver dato a Micheal dei preziosissimi consigli su come gestire la situazione della guerra fra clan. Infine, durante il battesimo del figlio di Connie, Micheal fa uccidere tutti i capi delle altre famiglie rivali, Tattaglia, Barrese, Cuneo e Stracci. Dopo questo massacro, Micheal compirà la sua ultima vendetta, facendo uccidere Carlo, che aveva collaborato con i Barrese nell'uccisione di Sonny. Con la scena del rito del ''baciamano'' dei capi-rione a Micheal, che diventa ufficialmente il Padrino, si chiude il film. La pellicola di Coppola ha sicuramente tre punti di forza: la storia avvincente, dominata da una serie di personaggi straordinari, di cui il più rappresentativo è il  monolitico don Vito Corleone, uomo intelligente e spietato, e soprattutto portatore di antichi valori e usanze arcaiche. Altro punto di forza, è la varietà di locations in cui si svolge la vicenda, che spaziano da New York alla Sicilia rurale. Infine, è da considerarsi straordinaria l'interpretazione di tutti gli attori, un cast che si può veramente dire ''stellare'', grazie ad un Marlon Brando completamente calato nel ruolo del patriarca dei Corleone, un giovane Al Pacino superlativo, senza nulla togliere agli straordinari Caan e Duvall. ''Il Padrino'', oltre a rappresentare uno dei picchi più alti nella carriera del regista F.F.Coppola e dell'attore Marlon Brando, è da considerarsi come la vetta più alta di un genere cinematografico, il mafia-movie, che con quest'opera raggiunge il suo apogeo, poichè furono creati e racchiusi in quest'opera tutti gli stereotipi e le vicende tipiche del genere, che saranno riprese e copiate da tutti i ''successori''. ''Il Padrino'' avrà due sequels, uno, Parte II, sotto molti aspetti pari al primo capolavoro, l'altro, Parte III, discreto nel complesso, ma molto inferiore ai primi due. 




di Andrea Raciti

VOTO: *****




Regia: F.F. Coppola
Sceneggiatura: F.F. Coppola, Mario Puzo
Produttore: Albert Ruddy
Interpreti principali: Marlon Brando, Al Pacino, James Caan, Robert Duvall, John Cazale, Talia Shire
Premi: 3 Oscar (miglior film, sceneggiatura, attore protagonista)
Genere: Gangster, Drammatico
Anno: 1972

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Stanley Kubrick: un regista universale



Stanley Kubrick(1928-1999), durante la sua carriera quasi cinquantennale iniziata con ''Paura e desiderio''(1953) e conclusasi con il controverso epilogo ''Eyes wide shut''(1999), approfondì quasi tutti i generi cinematografici, influenzando le generazioni successive di registi grazie alle  innovazioni operate: nelle tecniche di regia, come in ''Barry Lyndon'', e soprattutto nel  metodo rivoluzionario che adoperò nell'affrontare le tematiche delle sue pellicole.
Kubrick era un maniaco dell'inquadratura e della scena ''perfetta'', perciò, era capace di ripetere le riprese di una stessa sequenza decine di volte; la metodicità, l'assoluta lentezza nel progredire con il lavoro e la sua pazienza, sono elementi che gli furono invidiati da altri grandi registi, come George Lucas e Steven Spielberg, che peraltro lo considerarono sempre un maestro. Avendo alla base queste qualità indispensabili, Kubrick riuscì a raggiungere grandi traguardi da pioniere della macchina da presa in due grandi capolavori:  
''Barry Lyndon'' e ''Shining''. In ''Barry Lyndon''(1975), Kubrick decise di non utilizzare illuminazioni artificiali, e di avvalersi della sola luce naturale e di candele, per ricreare un ambiente il piu possibile realistico; difatti, con l'uso rivoluzionario di speciali lenti Zeiss, obiettivi luminosissimi, addirittura progettati per la NASA, ogni inquadratura appare come un dipinto o un affresco del XVIII secolo, a cui il regista si è ispirato per le inquadrature. In ''Shining'', il regista perfezionò, facendone largo uso e sfruttandone tutte le potenzialità, la tecnica della steady - cam: in pratica, la macchina da presa viene fissata all'operatore grazie ad un sistema sofisticato. In tal modo, Kubrick ottenne riprese piu introspettive, poichè aveva la possibilità di utilizzare le posizioni piu disparate per riprendere. Per concludere sull'argomento delle innovazioni tecniche di Kubrick, bisogna sottolineare come ogni opera di questo grande maestro, abbia raggiunto risultati eccelsi dal punto di vista tecnico, da ''2001: Odissea nello spazio'' ad ''Eyes wide shut''.
 In ogni opera di Kubrick, venivano affrontate diverse problematiche, che avevano come  denominatore comune l'uomo. Infatti, in ogni suo film, sembra esserci una sorta di fiducia riposta solamente nell'uomo, ma non nella civiltà umana, che, secondo quanto traspare dai suoi film (alcuni di difficilissima interpretazione), sarebbe la causa della rovina dell'umanità. A partire da questa premessa, scaturiscono le tematiche dei film di Kubrick. La tematica della follia della guerra, in ''Orizzonti di gloria''(1957) e ''Full metal jacket''(1987); la guerra viene vista come perdita dell'innocenza e di ogni sentimento di carità e pietà, per cui l'uomo si trasforma in una ''macchina per uccidere'', cinico e indifferente alla sofferenza altrui; convertirsi all' anti-morale della guerra, significa uccidere la propria anima, come il soldato Joker dopo l'uccisione di una bambina-cecchino, in ''Full metal jacket''. In ''2001: Odissea nello spazio'' (1968) film di genere fantascientifico, considerato il suo capolavoro assoluto, Kubrick crea un'opera maestosa e perfetta, di ardua interpretazione, in cui sono affrontate diverse tematiche: l'evoluzione dell'uomo fino ad un superamento di se stesso e della civiltà, attraversando le tappe: scimmia-uomo-super uomo(dal filosofo Nietzsche); il tema dell'intelligenza artificiale; la ricerca dell'uomo di una realtà superiore, che si spinge fino all'infinito, e, in definitiva,  trova in se stesso. Invece ''Arancia meccanica''(1971) , è considerato un film di satira fantascientifica, infatti, il protagonista Alex, dopo un trattamento particolare operatogli da un'equipe di scienziati, sarà incapace di compiere, o anche pensare, un' azione violenta, non potendosi difendere da coloro che gli faranno del male. Quindi, è presente anche il tema della libertà dell'uomo, che per essere veramente tale , deve essere libero di poter scegliere se compiere il bene o il male, senza alcun condizionamento. Con ''Lolita''(1962) e ''Eyes wide shut''(1999), Kubrick esplora il genere del thriller psico-sessuale; soprattutto in''Eyes wide shut'' il regista volle rendere appena percepibile una speranza di felicità possibile per l'uomo, che può esserci, forse, solo nell'amore vissuto naturalmente e in modo normale. Dopo questa carrellata di considerazioni più dettagliate sui temi di alcuni film di Kubrick, bisogna specificare come il grande regista si avventurò in altri generi con altri grandi capolavori: con ''Spartacus''(1960) il genere storico; con lo straordinario ''Il Dottor Stranamore''(1964) il genere della satira politica; ''Rapina a mano armata''(1956) è un grande esempio di thriller poliziesco.
Stanley Kubrick, pertanto,  autore eclettico e attento a temi universali, rientra fra i grandi nomi  imprescindibili della storia del cinema, ispiratore delle successive generazioni di registi, da  Spielberg a Lucas a Scorsese, fino allo stesso Tarantino, per citarne alcuni.
 Sicuramente, continuando a recensire film, avrò il piacere (perchè ovviamente non ne potrei fare a meno) di scrivere diverse recensioni delle opere di Kubrick, rendendo un omaggio che, per quanto umile, potrebbe fornire ad alcuni una conoscenza più approfondita di un autore immortale.


di Andrea Raciti

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Pulp Fiction: uno spartiacque del cinema firmato Tarantino









Apprestandoci a trattare di un'opera così controversa, nei confronti della quale sono state rivolte le critiche più disparate, da qualunque prospettiva partiamo, bisogna introdurre una premessa fondamentale: indubbiamente questo film ha stravolto per sempre il modo di concepire il cinema. La critica cinematografica (soprattutto italiana), fin dall'uscita del film nel 1994, spinta da una sorta di fervore moralistico senza limiti, accusava il film di una violenza eccessiva sia nel linguaggio, sia ( anzi, soprattutto) nel contenuto visivo, bollandolo come un prodotto di scarsa qualità, completamente privo di contenuti e soprattutto privo di una morale, considerata un ''must'' da questa critica. Naturalmente, il pubblico smentì, e continua tutt'oggi a smentire questa fetta di critica, che, paradossalmente, usando simili critiche, elencò alcuni punti fondamentali per cui ''Pulp fiction'' può essere considerato un capolavoro assoluto. Infatti, all'inizio del film stesso, viene spiegato il significato della parola ''pulp'': carta ruvida e di scarsa qualità. Proseguendo con la visione del film, si comincia a capirne il significato: infatti la storia che si sta svolgendo non è il tipico gangster movie, in cui entrano in ballo le solite riflessioni sulla crudeltà e sulla possibilità di redenzione: questa è una storia sporca, lurida, come dice il titolo stesso,oltre che iperrealistica e quasi surreale. Le novità fondamentali del film sono costituite essenzialmente: dalla struttura, dai dialoghi e dal non sense  . La grammatica, cioè la struttura del film, è rivoluzionaria; usando un procedimento già usato nel suo precedente film ''Le iene'', ma perfezionato rispetto a quest'ultimo, Tarantino ha fatto uso di una serie di flash-back e prolessi, seguendo un disegno circolare. Infatti, nonostante sembri che le vicende abbiano un susseguirsi casuale e irrazionale, in realtà,  l'intera storia è dominata dal disegno razionale dell'autore, che controlla l'apparente caos delle vicende, portandole tutte ad una conclusione. La fine, stavolta, coincide veramente con l'inizio della narrazione. I dialoghi sono completamente permeati dall'ironia e dal contrasto con l'azione: difatti, ciò è necessario, perchè per cogliere l'ironia nelle esplosioni di violenza improvvise, i dialoghi devono essere esattamente l'opposto di ciò che viene rappresentato. Per cui abbiamo un lungo dialogo sul ''massaggio ai piedi'' fra Vincent e Jules , seguito da un massacro; discussioni spensierate fra Vincent Vega e Mia Wallace su serie televisive e barzellette, seguite dalla scena dell'iniezione di adrenalina al cuore. I dialoghi pertanto, logorroici all'inverosimile, sono un mezzo dell'autore per far capire al pubblico che i personaggi del film sono come gente normale inserite in uno sporco affare, per cui, parlano esattamente del più e del meno e delle sciocchezze che caratterizzano discussioni fra gente normale e reale. Quindi, se ne deduce che il film intero è dominato da un totale non sense, un'ironia assurda e paradossale, in cui i dialoghi seguono una strada completamente diversa da quella dell'azione che si sta svolgendo. I personaggi non rispondono nella maniera piu assoluta allo stereotipo del gangster, nè tanto meno ciò che accade loro risponde a quello stereotipo; a dir la verità, nel complesso, ogni cosa del film è completamente il contrario di qualunque stereotipo! Vincent e Jules sono due killer bizzarri e improbabili; il primo è costretto a salvare la moglie del capo da un'overdose con una iniezione al cuore, in seguito egli stesso verrà ucciso nel modo più assurdo uscendo da una toilette; Jules recita dei versetti della Bibbia prima di  uccidere qualcuno e in seguito, sentendosi miracolato, avrà una sorte di (falsa) conversione che neanche lui ha compreso molto bene. Inoltre, la violenza del film, viene completamente svuotata del suo significato, perchè è originata da particolari insignificanti e assurdi: l'orologio d'oro di Butch , per esempio, è la principale causa delle sue disavventure, fino all'apice dell'assurdo, che viene raggiunto nella scena dello scantinato. In questa scena Tarantino opera la distruzione dello stereotipo del boss: Marsellus Wallace viene stuprato da due maniaci sadomaso! Il film quindi è caratterizzato da un totale capovolgimento e stravolgimento degli stereotipi del cinema; infatti nel film vengono riproposti quei luoghi comuni, i ''topoi'' del cinema, come il rapporto fra un tirapiedi e la moglie del boss, o la solita coppia di assassini, i due rapinatori alla Bonnie e Clyde, etc... Ma queste situazioni, per la prima volta con questo film, vennero rappresentate in modo bizzarro e grottesco, stilisticamente perfette,  supportate da una struttura assolutamente originale e con dialoghi geniali. L'obiettivo del film è molto semplice: intrattenere il pubblico con un racconto semplice e geniale, facendolo ridere e divertire quando guarda le assurde modalità in cui si verifica qualcosa di violento. L'unica morale del film è nella sua stessa assenza di morale: difatti, l'unico insegnamento che si può cogliere, sta nel fatto di concepire il film come uno spettacolo di intrattenimento a se stante, senza fini moralistici, etici, etc... In due parole, lo stile innovativo di Tarantino, creato ne ''Le iene'', e perfezionato e portato all'apice espressivo in ''Pulp fiction'', può essere definito veramente puro cinema.
Naturalmente, ''Pulp fiction'' ha influenzato dal '94 ad oggi decine di registi e sceneggiatori, alcuni ''allievi'', hanno cercato di sviluppare in modo creativo lo stile di Tarantino ( Robert Rodriguez in primis), altri, invece hanno portato alle estreme conseguenze lo stile tarantiniano, cercando di superarlo in contenuto violento (James Wan, Jan Kounen), ma non particolarmente interessanti. In questa sede, non ho trovato necessario descrivere  la trama del film, poichè il web ne è stracolmo. Ma, come si sarà ben compreso, l'intenzione principale è quella di offrire delle impressioni personali sul film, e soprattutto i motivi, per cui può essere considerato una tappa  fondamentale nella storia del cinema, uno spartiacque fra un ''passato'' che era destinato a scomparire  (anche se illustre), e un ''presente'' ancora in corso di svolgimento.




di Andrea Raciti


VOTO: *****




Regia: Quentin Tarantino
Sceneggiatura: Quentin Tarantino, Roger Avary
Produttore: Lawrence Bender
Interpreti principali: John Travolta, Uma Thurman, Samuel L. Jackson, Bruce Willis
Premi: Oscar per la miglior sceneggiatura, Palma d'oro al Festival di Cannes
Genere: Hard Boiled, Commedia, Gangster
Anno: 1994

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