Cosmopolis: lo spettro del capitalismo secondo Croneberg













di Andrea Raciti

In''Cosmopolis'' (2012), scritto e diretto da D. Croneberg, c'è tutto il vuoto morale ed esistenziale che ci si può aspettare, forse anche di più. ''Uno spettro si aggira per il mondo'', ed è il capitalismo, racchiuso metaforicamente nella persona di Eric Packer (interpretato da R. Pattinson). Packer nella visione di Croneberg sarebbe la metafora del sistema finanziario globalizzato: Eric è senza emozioni, nè sentimenti, nella sua onnipotenza addirittura stupido perchè non è sfiorato dalla realtà e non comprende le persone intorno a lui, ma vive nell'astrattezza teorica in cui ''c'è solo il futuro'', come gli ricorda una delle sue consulenti. Il film si svolge quasi interamente nella immensa limousine di Packer, blindata e totalmente insonorizzata: l'isolamento dal mondo esterno è totale. Nonostante ciò, Packer decide volontariamente di gettarsi nelle braccia del suo peggior nemico, forse, con l'intenzione di morire, per dare un significato reale alla sua vita. ''Cosmopolis'' è un film molto dialogato, eccellente da questo punto di vista, è anche un'opera claustrofobica, oscura e ambigua esteticamente e narrativamente. Una pecca? Robert Pattinson protagonista nei panni di Packer. Forse, Croneberg avrebbe potuto scegliere un interprete più adatto al ruolo, che Pattinson ha reso al di sotto delle aspettative di ambiguità e tragicità che sono connaturate al personaggio di Packer. Un grandissimo Paul Giamatti risolleva la situazione nel finale dal punto di vista del cast, regalando un'interpretazione magistrale. In conclusione, ''Cosmopolis'' è un ottimo prodotto, con grandi (forse troppo a tratti) ambizioni filosofiche e socio-politiche, che ci restituisce un grande Croneberg, come non si vedeva dai tempi di ''A History of violence'' del 2005. 

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