The Tree Of Life: odissea nella vita dell'universo




Se nel caotico quanto fin troppo omogeneo, e di conseguenza ben poco originale,  panorama cinematografico americano odierno non fosse stata presente una personalità come Terrence Malick, che si colloca ai margini, se non totalmente al di fuori degli schemi hollywoodiani, sinceramente non avrei mai potuto credere che potesse essere concepita un' opera d'arte cinematografica di così alto spessore. Infatti, nonostante The tree of life possa risultare gradevole o no, non si può negare che questa pellicola sia un'opera d'arte totale sotto tutti i punti di vista. Difatti in questo film tutto è al servizio della forma, della bellezza delle immagini in ogni minimo particolare, e, di conseguenza il significato, il senso del film si trova nella forma stessa: è come se ogni inquadratura esprimesse ciò che il regista vuole dirci. Pertanto, il dialogo non può esprimere con la stessa forza delle immagini pure il messaggio che il regista Malick vuole trasmetterci. Inoltre ciò che rende opera d'arte The tree of life, è il fatto che tale film abbia diviso sia pubblico che critica: il film è un capolavoro assoluto o un esercizio di autocompiacimento del regista? Un'esperienza di straordinaria intensità o due ore e mezza di noia? E' proprio questa difficoltà nell'esprimere un giudizio definitivo e completo su questa pellicola, ma anche la molteplicità delle interpretazioni, che ci portano a definire opera d'arte il film. 
Era difficile aspettarsi qualcosa di meno da Terrence Malick: solo 5 film realizzati in 40 anni, di sua scelta non esposto ai media da 20 anni, ormai questo cineasta è considerato una figura anomala nel mondo del cinema, così come d'altronde anomale, ma soprattutto uniche nel loro genere, sono considerate le sue pellicole. Ma, The tree of life rappresenta sicuramente un cambio di rotta radicale del regista nella sua concezione della realtà, della vita dell'uomo, di Dio e del cinema stesso. Nei suoi due film precedenti, cioè La sottile linea rossa (1998) e The New World (2005) , il percorso interiore dei personaggi (quindi dell'autore) approdava ad una sorta di concezione panteista e ad una aspirazione ad un ritorno ad un'esistenza primitiva, lontana dalla civiltà moderna e completamente a contatto con la natura.
The tree of life invece, come già abbiamo sottolineato, segna una netta svolta in quella che si potrebbe a ragione definire la poetica di Malick.
Per quanto riguarda la struttura narrativa del film, possiamo certamente affermare che sia costruita su una serie di contrasti: il padre e la madre, la Natura e la Grazia, il Bene e il Male, il  passato ed il presente, l'Uomo e Dio. L'impresa del regista è a dir poco titanica e audace, pochi cineasti  avevano tentato una simile operazione in cui si rischia di ricevere una sonora batosta sia dal pubblico sia dalla critica moderna. La soluzione del regista è geniale. Egli  narra la vicenda particolare di un uomo di mezza età, Jack O'Brien (Sean Penn), che sente di aver perso la fiducia nell'Umanità  e anche la propria fede in Dio, e che cerca di ritrovare le ragioni di ciò ricordando la sua infanzia, il contrasto fra la figura della madre amorevole e del padre severo, la sofferenza dei suoi genitori per la morte di suo fratello a soli 19 anni. Parallelarmente alla vicenda familiare, in seguito soprattutto alla morte del fratello di Jack, nascono le domande della madre e di Jack stesso sul senso della vita e sul perchè Dio consenta che l'Umanità debba provare tali sofferenze, come la perdita di un figlio. Questi interrogativi portano al secondo livello del film, che potremmo definire filosofico-teologico: si tratta di sequenze che mostrano l'origine della vita dell'universo e di ogni suo elemento, dai corpi celesti fino ai più piccoli microrganismi. Il film cerca quindi di narrare l'armonia fra il macrocosmo, rappresentato dall'universo, e il microcosmo, cioè l'uomo, ma non solo: cerca di trovare, attraverso un percorso interiore che porta nelle profondità dell'anima umana, la completa felicità nell'accettazione che ogni evento fa parte dell' ''albero della vita'', in cui ogni cosa è posta da Dio in perfetto accordo con il resto dell'universo. Questa conclusione è rafforzata dal fatto che il film stesso si apre con dei versetti della Bibbia presi dal libro di Giobbe: '' Dov'eri tu quando io ponevo le fondamenta della terra? (...) Mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio?''. Per quanto possa essere più o meno condivisibile da ciascuno, la tesi di Malick è chiara: questo universo, creato da Dio, è il migliore dei mondi possbili, e pertanto, anche la morte non è un male, ma solo un  evento provvidenziale, stabilito da Dio, e parte integrante del ciclo della vita. Fondamentale anche la rappresentazione del contrasto fra il padre e la madre di Jack, figure rispettivamente corrispondenti a Natura e Grazia: l'una impetuosa e dominatrice, come il padre, l'altra generosa e amorevole, come la madre. D'altronde, come Jack stesso capirà alla fine, le due cose fanno parte della sua personalità, quindi l'unica soluzione resta trovare un'armonia fra di esse, fra la personalità del padre e  quella della madre, fra la Natura e la Grazia.
Pertanto, fondamentalmente si tratta di un film sull'armonia del cosmo, pervaso da un profondo ottimismo metafisico, se vogliamo, anche cristiano in certe conclusioni. Ma, a parer mio, il film può anche essere considerato il naturale successore di altri capolavori del passato, a cui il regista fa chiaramente riferimento nelle due lunghe scene chiave del film . Nella stupenda scena che potremmo definire cosmologica (a parer mio la scena più bella del film), divisa in due parti, vengono rappresentati vari corpi celesti del cosmo come in 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick; viene utilizzata la panoramica per riprendere i pianeti, come in 2001. Ma le somiglianze con il capolavoro di Kubrick si fermano al livello della forma, mentre a livello contenutistico le conclusioni di Malick sono più chiare e ottimiste di quelle kubrickiane, di contro, gnostiche e ambigue, che tendono a lasciare molti enigmi irrisolti.
The tree of life presenta anche somiglianze con due capolavori di un altro autore immortale: Amarcord e 81/2 di Federico Fellini. A livello narrativo, il film infatti si presenta come un lungo viaggio del protagonista nei suoi ricordi d'infanzia, in cui si assiste alla normale vita quotidiana della famiglia di Jack: scene di gioco tra i fratelli, i momenti dei pasti in famiglia, le relazioni fra i genitori e i figli, fra marito e moglie e tra fratelli. Quindi, le modalità narrative fanno notare immediatamente allo spettatore attento le analogie con Amarcord. Il riferimento ad 81/2 invece, risulta evidente nella scena finale del film, in cui tutti i personaggi della storia si ritrovano in un spiaggia situata fuori dal tempo mentre si tengono per mano: forse, si tratta di un luogo che si trova solamente nella mente del protagonista, una fantasia idilliaca che sta ad indicare la piena riconciliazione con la vita, esattamente come la scena finale del capolavoro del ''Maestro''. 
The tree of life ha conquistato la Palma d'oro al 64° Festival di Cannes, un riconoscimento assolutamente meritato, nonostante il film sia stato criticato in maniera brutale da alcuni critici, i quali , a mio parere, sono stati zittiti da Brad Pitt, protagonista e co-produttore del film, che ha difeso a spada tratta la pellicola e il regista, definendo quest'ultimo ''Il poeta Terrence Malick''.


di Andrea Raciti

VOTO: ***** 

Regia: Terrence Malick
Sceneggiatura: Terrence Malick
Produzione: Dede Gardner, Sarah Green, Brad Pitt
Interpreti principali: Sean Penn, Brad Pitt, Jessica Chastain
Premi: Palma d'Oro al 64° Festival di Cannes
Genere: Drammatico, Fantasy
Anno: 2011





          





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