Classifica dei 10 migliori film di guerra della storia del cinema secondo ''THE FINAL CIAK!''






La Classifica:


1) Full Metal Jacket (1987) di Stanley Kubrick
2) Apocalypse Now (1979) di F.F. Coppola
3) Orizzonti di Gloria (1957) di Stanley Kubrick
4) La Grande Guerra (1959) di Mario Monicelli
5) Ran (1985) di Akira Kurosawa
6) Il Cacciatore (1978) di Micheal Cimino
7) Platoon (1986) di Oliver Stone
8) Salvate Il Soldato Ryan (1998) di Steven Spielberg
9) La Sottile Linea Rossa (1998) di Terrence Malick
10) Il Patriota (2000) di Roland Emmerich

di Andrea Raciti







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Classifica dei 10 migliori mafia movies della storia del cinema secondo ''THE FINAL CIAK!''





La Classifica:


1) Il Padrino (1972) di F.F. Coppola
2) C'era una volta in America (1984) di Sergio Leone
3) Quei Bravi Ragazzi (1990) di Martin Scorsese
4) Il Padrino parte II (1974) di F.F. Coppola
5) Le Iene (1992) di Quentin Tarantino
6) The Departed (2006) di Martin  Scorsese
7) Scarface (1983) di Brian De Palma
8) Il Clan dei Siciliani (1969) di Henri Verneuil
9) Scarface (1932) di Howard Hawks
10) Gli Intoccabili (1987) di Brian De Palma

di Andrea Raciti

                                                                                                  













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Sergio Leone: un visionario innamorato del mito



Bob Robertson: questo lo pseudonimo con cui Sergio Leone (1929-1989)  firmò la regia del primo dei suoi capolavori,  Per un pugno di dollari, capostipite del genere spaghetti-western. Bob Robertson è la traduzione anglofona dello pseudonimo del padre Vincenzo, regista di cinema muto, che si firmava appunto Roberto Roberti. 
Per un pugno di dollari, campione di incassi al botteghino nel 1964, non era stato il debutto di Leone, che nel 1961 aveva realizzato un peplum ( genere epico-storico in costume degli anni '50) dal titolo Il colosso di Rodi, pellicola poco originale di un genere ormai in declino, che oltre a essere realizzato soprattutto per scopi commerciali, non lascia ancora intravedere lo straordinario talento del regista. 
L'esordio ''di fatto'' avvenne nel 1964, con il primo capitolo della cosiddetta ''trilogia del dollaro'', saga che non solo rivitalizzerà  il genere western, ma che diventerà una tappa fondamentale e fonte d' ispirazione imprescindibile per le generazioni di cineasti contemporanee e , soprattutto, successive a Leone; la saga è costituita dalle celebri pellicole Per un pugno di dollari (1964), Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto, il cattivo (1966) . Altro vero e proprio pilastro della filmografia di Leone è costituito dalla saga della piena maturità del regista, la cosiddetta ''trilogia del tempo'', che consta di tre grandi capolavori quali C'era una volta il West ( 1969), Giù la testa (1971) e C'era una volta in America (1984), quest'ultima pellicola oltre a costituire il testamento artistico di Leone, rappresenta sicuramente  la sua opus maximum. 
Da grande ''tecnico'' della regia qual era, creando le caratteristiche tipiche del western all'italiana, Leone inventò uno stile registico destinato a fare scuola e ad essere imitato fino ai giorni d'oggi. Fra le diverse innovazioni, le principali furono le seguenti: l'enfatizzazione del dettaglio, piano di ripresa fondamentale nei suoi western per fare emergere al massimo la tensione drammatica, il pathos, trasmesso dai personaggi in momenti particolari della narrazione, come le sfide fra i pistoleri . Celeberrima la scena del ''triello'' finale ne Il buono, il brutto, Il cattivo, in cui il dettaglio, anche grazie ad una straordinaria tecnica di montaggio alternato, serve per dare allo spettatore un quadro esatto e, appunto, ''dettagliato'' della dinamica della situazione. Il regista romano enfatizzò l'utilizzo del campo totale e del campo lungo, campi di ripresa da sempre caratteristici del western, che il grande John Ford utilizzava  per dare una visione d'insieme della bellezza e della spettacolarità della leggendaria Monument Valley. Ma nei western di Leone campo totale e lungo assumono una nuova funzione:
isolare la figura umana nel paesaggio, cercando di cogliere la relazione fra l'uomo e ciò che lo circonda, e quindi di comprendere gli stati d'animo del personaggio all'interno di un determinato contesto. Fondamentale per raggiungere questo scopo è il ruolo del silenzio nei suoi film; in moltissime scene delle sue pellicole, l'azione procede attraverso lunghi sguardi, impercettibili movimenti, gesti, che fanno comprendere allo spettatore la complessa personalità di un personaggio, più di quanto potrebbero fare dei monologhi o dei dialoghi.
Naturalmente, i film di Leone sono capolavori anche grazie alle splendide colonne sonore del grande Ennio Morricone, che, per i film di Leone, compose alcuni fra i più straordinari temi di musica da film di tutti i tempi. Queste colonne sonore hanno la caratteristica di fondersi perfettamente con le immagini che accompagnano, diventando  tutt'uno con la psicologia dei personaggi, con l'azione e, in molti casi, con gli stessi movimenti di macchina. 
I dialoghi dei suoi film, si basano principalmente su frasi a effetto, brevi, laconiche, che comunque devono sempre essere usate in funzione dell'azione. D'altronde, i personaggi dei suoi film  non sono certo molto loquaci, proprio per il ruolo epico di cui sono investiti, che è il punto cardine della concezione del western, e del cinema in toto, del regista, di cui ora tratteremo. Innanzitutto, la concezione del western del regista italiano è sicuramente debitrice di quella del già citato John Ford, punto di riferimento fondamentale per Leone. Il western, come ribadirà lo stesso Leone in diverse dichiarazioni, non è il West. Infatti, per Leone, il cinema deve raccontare storie epiche, la Storia deve restare solo sullo sfondo e influire ben poco sulle   vicende. Leone era profondamente convinto che il pubblico ricercasse nel cinema soprattutto personaggi e vicende in cui rispecchiare i propri sogni: la leggenda, la fiaba, prevale sempre sulla realtà nei western di Leone. Ma le differenze con i western fordiani sono evidenti: Leone ritrae nella maggior parte dei suoi film non più degli eroi statuari, ma degli antieroi che, nonostante mantengano una certa aura di solennità e superiorità, sono fallibili, soggetti all'errore. Difatti, soprattutto nei western della trilogia del dollaro, è costantemente presente una certa ironia all'italiana, che tende a ridicolizzare certe sfumature della personalità dei personaggi. Altra importante caratteristica dei personaggi è data dalla loro ambiguità morale: ad esempio, il personaggio del pistolero biondo interpretato da Clint Eastwood nell'intera trilogia del dollaro, alterna momenti di puro cinismo e tornacontismo ad altri in cui in lui prevale la compassione e la pietà per le sofferenze dei più deboli.
Queste caratteristiche si riscontrano soprattutto nella prima fase della carriera del regista, cioè il periodo dei film della trilogia del dollaro (1964-1966), mentre la seconda fase (1969-1984) è contrassegnata dalla realizzazione di un ritratto lirico-nostalgico del  declino del mito provocato dal passare del tempo inesorabile. In C'era una volta il West , con la costruzione delle prime ferrovie e l'arrivo dei capitalisti dell'est, tramontano i miti della frontiera, il codice d'onore del criminale e dell'uomo di legge cede il passo alla nuova mentalità imprenditoriale, i sentimenti e la spontaneità di un Ovest  arcaico vengono seppelliti dalle ferrovie e dalle nuove città della modernità. In sintesi: i tempi dei saloon e dei duelli fra pistoleri impavidi e privi di scrupoli sono ormai morti e sepolti. La malinconia per i tempi andati è il sentimento dominante nell'ultimo western vero e proprio di Leone. La stessa malinconia è onnipresente in Giù la testa,   in cui viene rappresentata la fine degli ideali rivoluzionari per cui gli uomini hanno perduto la loro giovinezza e hanno combattuto a lungo, riconoscendone alla fine l'ipocrisia e l'impossibilità di realizzarsi. Infine, nel suo ultimo grande progetto, C'era una volta in America , la cui realizzazione richiese più di 10 anni di preparazione, Leone effettua  il ritratto di uno spaccato di storia americana del XX secolo attraverso il racconto dell'epopea dei gangster degli anni '30. Quest'ultima pellicola di Leone racconta una storia di morte, sesso, violenza, sentimenti estremi, ma è soprattutto una storia d'amore: l'amore per qualcosa che appartiene al passato,  che non esiste più realmente, ma mai dimenticato, che alla fine costituisce il lato più profondo, nascosto e semplice allo stesso tempo della natura umana. Muore, ma al contempo rinasce il mito nel sorriso isterico e disperato del protagonista Noodles ( Robert De Niro) nella scena finale di un film immortale, ancora oggi considerato fra le più alte espressioni del cinema di tutti i tempi. 
L'eredità di Sergio Leone dagli anni '70 ad oggi è ampiamente presente nel cinema internazionale : il genere spaghetti western degli anni '60-'70 è un'imitazione in toto dei film di Leone, di cui i migliori esempi sono Il mio nome è nessuno (1973) e I quattro dell'apocalisse (1975). Quentin Tarantino considera come suo film preferito Il buono, il brutto, il cattivo, di cui ha  spudoratamente ricalcato la scena del ''triello'' finale in Le iene , Pulp fiction  e Bastardi senza gloria ; sempre Tarantino riprodusse lo stesso stile di regia e le stesse atmosfere dei western di Leone in Kill Bill vol 2  e nella scena iniziale di Bastardi senza gloria. Lo stesso Stanley Kubrick affermò che senza i film di Leone non avrebbe potuto mai realizzare Arancia meccanica. Anche i fratelli Coen, in Non è un paese per vecchi,  tengono in grande considerazione i western di Leone. Ma sicuramente, l'omaggio più vero e  intenso è di Clint Eastwood, che fu lanciato al successo internazionale da Sergio Leone, di cui fu sempre  grande amico e allievo. Infatti, Eastwood, nel suo film western Gli spietati, ripropone al meglio lo stile e le tematiche dei film di Leone, a cui il film è dedicato con affetto nei titoli di coda con la frase '' A Sergio''.


di Andrea Raciti





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Classifica dei 10 migliori registi italiani della storia secondo ''THE FINAL CIAK!''






























In questa specifica classifica, viene indicato fra parentesi accanto a ciascun nominativo il film migliore di ciascun regista secondo il blog. 




La Classifica:


1. Federico Fellini ( La Dolce Vita)
2. Vittorio De Sica ( Ladri di Biciclette)
3. Sergio Leone ( C'era una volta in America)
4. Mario Monicelli ( I Soliti Ignoti) 
5. P.P. Pasolini ( Accattone)
6. Roberto Rossellini ( Roma Città Aperta)
7. Dino Risi ( Il Sorpasso)
8. Pietro Germi ( Divorzio all'Italiana)
9. Luchino Visconti ( Il Gattopardo)
10. Giuseppe Tornatore ( Nuovo Cinema Paradiso)


di Andrea Raciti







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Classifica delle 10 migliori saghe nella storia del cinema secondo ''THE FINAL CIAK!''





La Classifica:


1. Star Wars
2. Il Padrino
3. Il Signore degli Anelli
4. ''Trilogia del dollaro'' di Sergio Leone 
5. Matrix
6. Indiana Jones
7. Amici Miei
8. Batman ( Batman Begins, The Dark Knight)
9. Alien
10. Pirati dei Caraibi

di Andrea Raciti












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Il Grande Lebowski: epopea degli sfigati









Cos'è che rende geniali registi-sceneggiatori come i fratelli Coen? Perchè, dopo più di 20 anni di onorata carriera nel mondo del cinema, non sono ancora passati di moda, continuando a creare opere indipendenti dai nuovi canoni di Hollywood, e, al contempo,  riscuotono successo di pubblico e critica? La risposta ad entrambe le domande è semplice: i due fratelli di origine ebrea hanno sempre spaziato tra i vari generi cinematografici, dalla     commedia di Fratello dove sei? e A serious man , al thriller Non è un paese per   vecchi, al western Il Grinta, ma hanno sempre mantenuto il loro stile unico, quel ''tocco'' speciale''  che rende immediatamente riconoscibile l'impronta degli autori.  Il grande Lebowski(1998) può essere considerato una sorta di compendio delle caratteristiche dello stile dei Coen, e pertanto  occupa sicuramente un posto di riguardo nella ricca filmografia dei due registi. In questa commedia ambientata nella Los Angeles dei primi anni '90, i Coen riuscirono a rappresentare uno spaccato della società americana, quella dei disoccupati, pigri, sbandati e sfigati,   vecchi hippies come il Drugo o ex-veterani del Vietnam come il pazzoide e simpaticissimo  Walter
Sicuramente, la scelta dei due protagonisti appartenenti a due categorie contrapposte nel periodo che va dalla fine dei '60 alla metà dei '70 non è casuale, ed è anche piuttosto bizzarra; il fatto che questi due singolari personaggi siano migliori amici rafforza la stranezza.
Entrambi i personaggi rappresentano il fallimento palese di due culture differenti presenti in America nel periodo della guerra del Vietnam( 1965-75) : quella hippie dei cosiddetti ''figli dei fiori'', e quella militarista e interventista favorita da politici e media  americani in quegli anni. Ed ecco che 20 anni dopo questi fatti, l'hippie Jeffrey Lebowski detto ''il Drugo'' e l'ex- soldato Walter Sobchak, sono amici per la pelle e uniti nella loro grande passione, quasi una religione, il bowling. Tutto il loro universo è concentrato nel bowling del loro quartiere: tutti gli sfigati, i disadattati e i pigri come il Drugo, sono  dei re in quel luogo incontaminato dal  degrado morale, mascherato dal benessere, della cosiddetta società benestante del mondo esterno.
Durante il film, l'alternarsi di guai e disavventure che capitano ai due protagonisti, sono provocati da equivoci e incontri strani che sconvolgono continuamente il corso degli eventi. Il Drugo, interpretato da un ottimo Jeff Bridges, hippie disoccupato di mezza età, che trascorre la vita fra partite di bowling con gli amici Walter e Donnie, qualche canna e molta vodka white russian, viene perseguitato a causa dell'omonimia con un miliardario, la cui moglie ha lasciato debiti con un noto pornografo. Da questa premessa, si dipartono una serie di avventure, alcune veramente memorabili: la scena in cui Walter minaccia con una pistola puntata alla testa un poveraccio che secondo lui aveva varcato la linea che delimita la zona in cui si può tirare la palla da bowling; la scena del musical immaginato dal Drugo, che sogna dopo essere stato drogato dal pornografo; e anche la scena in cui Drugo e Walter vanno a spargere le ceneri del loro amico Donnie nel Pacifico, ceneri che invece di andare verso il mare, ritornano in faccia ai due amici a causa del vento. Durante la lunga concatenazione di avventure, si assiste alla rappresentazione di una vera e propria galleria di personaggi bizzarri e strani, dall'assistente del vecchio Lebowski, alla figlia ninfomane e libertina di quest'ultimo, fino al giocatore di bowling ex-pedofilo Quintana, che si crede un dio. In mezzo a questa bolgia, il Drugo e Walter, rappresentano, paradossalmente, gli unici che hanno dei valori e che cercano di fare la cosa giusta, nonostante rappresentino una categoria che viene considerata inutile dalla società benestante. L'etica comportamentale del Drugo consiste semplicemente nel ''prenderla come viene'', e comunque nel cercare di non nuocere a nessuno, mentre Walter è ossessionato dal rispetto delle regole a tutti i costi e dai valori della guerra del Vietnam. Ciò che si trova all'esterno del loro microcosmo è pieno di ricchi bugiardi e ipocriti, tutori della legge estremisti e pornografi usurai. Gli sfigati e gli emarginati di questo film, sono i veri trionfatori in questa rappresentazione grottesca e iperbolica ( ma non sempre) della realtà. Il tocco speciale dei Coen,  l'ironia appunto, non ha solo lo scopo di fare la parodia di certi modi di essere, ma anche di trovare una morale e, soprattutto ne Il grande Lebowski, una speranza: l'amicizia. In questo film essa è fondamentale, rappresenta veramente una  prospettiva positiva in questo  mondo  disordinato dominato dalla violenza e dal caso.
L'interpretazione degli attori è superlativa: il già citato Jeff Bridges, riesce a rendere perfettamente l'immagine del pigro e scansafatiche Drugo; Philippe Hoffman nel ruolo  di Brandt, l'assistente del magnate, dà un'interpretazione memorabile di questo personaggio servile e simulatore. Ma naturalmente, il migliore attore del film è John Goodman, veramente straordinario nel ruolo di Walter, personaggio che interpreta con una grinta e una carica emotiva e, soprattutto, ironica straordinaria. A 13 anni dalla sua uscita, Il grande Lebowski è diventato un vero e proprio film cult, caro a legioni di fan soprattutto in America, dove si tengono delle feste in onore del film, e dove, da qualche anno a questa parte, è stata addirittura fondata una sorta di religione che conta migliaia di adepti che seguono la filosofia e lo stile di vita del Drugo, chiamata appunto Dudeismo, nome ispirato al nome originale in inglese del Drugo: the Dude.




di Andrea Raciti




VOTO: ****



Regia: Joel Coen
Sceneggiatura: Joel e Ethan Coen
Produttore: Ethan Coen
Interpreti principali: Jeff Bridges, John Goodman, Steve Buscemi, Julianne Moore
Genere: Commedia
Anno: 1997











































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Classifica dei 10 migliori registi della storia del cinema secondo ''THE FINAL CIAK!''













La Classifica:


1. Stanley Kubrick- Federico Fellini
2. Akira Kurosawa
3. Martin Scorsese- Sergio Leone
4. Quentin Tarantino
5. Francis Ford Coppola
6. Joel e Ethan Cohen
7. Mario Monicelli
8. John Ford
9. Alfred Hitchcock- Charles Chaplin
10. Steven Spielberg


di Andrea Raciti

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