Ci troviamo di fronte ad un immenso fiocco di cotone che ci stritola, ci avvolge da ogni parte, soffocandoci lentamente. In sostanza, questo è " Eraserhead" (La mente che cancella).
Un universo dove la visione onirica si mescola inestricabilmente con la realtà, dove l'emozione esce dal mondo dell'astrattezza e diventa tangibile, concreta.
Il tipografo Henry è una figura che a prima vista può sembrare convenzionale. Il solito e squallido strumento di una società che definirei pirandelliana. Tuttavia, il film non vuole presentare uno spaccato sociale, assolutamente, ma una speculazione cristallina e multiforme delle ossessioni, delle paure, del senso di sconforto e di annichilimento di fronte ai mostri delle nostre responsabilità, ed infine l'evasione.
Se questo è però, a mio avviso, il messaggio di fondo, è ovvio che la pellicola è incessantemente solcata da elementi apparentemente non-sense, ma che ritengo facciano parte della sfera intima del regista, che vuole farci comprendere la complessità e l'orrore dell'animo umano.
Henry si muove quasi strisciando dentro questo buco di mondo. Un mondo estraneo alla luce e al dialogo, altro, che a mala pena ci sembra riconducibile al nostro, ma dal quale tuttavia ci sentiamo un pò tutti sfiorati.
La scenografia, come suggerivo più su, è appunto costruita per rendere la scena insopportabile, malsana, patologica, a partire dagli arredamenti e dai costumi squallidi e decadenti fino ad arrivare alla gestione degli spazi.
Angusti, consumanti sono i buchi dentro i quali si svolgono le scene, buchi che non lasciano spazio nemmeno ad un accenno di luce che possa illuminare (ed in senso lato risvegliare) i protagonisti in questo torbido e sporco mondo allucinante e tremendamente onirico. Un mondo surreale, popolato da bambini grotteschi e mostruosi, da vermi che si insinuano in continuazione nella nostra cristallina razionalità, minacciandola dall'interno.
La recitazione non è affidata al dialogo, e questo fattore rende l'opera meravigliosamente elitaria.
I personaggi manifestano la loro interiorità non attraverso le parole, ma per mezzo di gesti quasi frenetici, di espressioni a tratti apatiche e confuse, a tratti nevrotiche, folli, schizzate. Le parole non possono esprimere la complessità della trama confusionaria di sensazioni, visioni, allucinazioni, paure e miraggi che ristagna nell'uomo.
In definitiva, ritengo che Eraserhead sia un esperimento più unico che raro. Un film fatto di fumi, di sbuffi eterei e illusori, di esalazioni lisergiche che avvolgono lo spettatore, trascinandolo improvvisamente in un mondo che risulta inaccettabile per la nostra razionalità borghese. è un titolo che però lascia il tempo che trova. E forse è meglio così. La gente della nostra generazione non è sicuramente pronta per emulare nemmeno un pallido bagliore della complessità e della frenesia che La mente che cancella suscita nell'angolo ultimo del nostro raziocinio.
di Lorzo 94
VOTO: *****
Regia: David Lynch
Sceneggiatura: David Lynch
Interpreti principali: Jack Nance, Jeanne Bates, Charlotte Stewart
Genere: Surrealismo, Grottesco
Anno: 1977
Eraserhead: un' incomprensibile ansia da soffocamento
13:18 |
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Recensioni film
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